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Torniamo indietro nel tempo, al primo quarto del secolo XV, per analizzare uno dei casi storici più famosi di discriminazione di genere.
Lo facciamo esaminando le vicende che portarono alla condanna a morte di un personaggio simbolo della storia francese e non solo. Ci occupiamo della Pulzella d’Orléans: Giovanna d’Arco!
Partiamo allora dal comprensibile sbalordimento che provò il rude Jean de Dunois, detto “Bâtard d’Orléans” perché figlio naturale di Luigi, defunto zio di Carlo VII.
Stiamo parlando del re di quel che restava di una Francia spezzettata e territorialmente ridotta ai minimi termini a causa della Guerra dei Cent’anni.
Il comandante delle truppe che difendevano la città d’Orléans si trovò davanti agli occhi una diciassettenne vestita di un’armatura fiammante.
Teneva fra le mani un candido vessillo con al centro la raffigurazione di nostro Signore assiso in trono e circondato da due angeli, uno con in mano il giglio di Francia e l’altro con i “nomina divina” di Jesus et Maria.
Il suo nome era Giovanna d’Arco.
La fama che l’accompagnava l’aveva preceduta anche in questa roccaforte che già da sei mesi resisteva all’assedio degli Inglesi consapevoli che, una volta caduta Orléans, si sarebbero assicurati il dominio su tutto ciò che rimaneva della Francia libera.
Giovanna suscitava sentimenti diametralmente opposti a seconda delle rispettive “tifoserie“.
C’era chi infatti sperava in una Francia unita e indipendente e riteneva che fosse una santa, una profetessa o ancora una messaggera divina.
Per gli Inglesi e i loro alleati Borgognoni era, invece, una strega o una pazza.
Forse fu proprio in quest’ultimo modo che il “Bastardo” dovette considerarla.
Dovette però fare buon viso a cattivo gioco, sia perché la gente la portava in trionfo, desiderando anche solo sfiorarla per ottenere una grazia, sia perché gli ordini del solitamente titubante Carlo erano chiari: a Giovanna era affidato il comando della missione che avrebbe dovuto liberare la città!
D’altro canto non avrebbe potuto essere diversamente perché così volevano le “voci angeliche” che da tempo interloquivano con lei.
Secondo queste voci Giovanna non doveva limitarsi a pregare o incitare, ma prendere le armi per diventare un capo militare.
Esattamente questo aveva rivelato Giovanna in persona un paio di mesi prima a Carlo VII.
Lo incontra per la prima volta nel Castello di Chinon, riconoscendolo subito fra una mezza dozzina di uomini vestiti tutti allo stesso modo, sebbene non l’avesse visto mai fino ad allora.
Fu anche in base a questo segno che il debole Carlo le credette, non prima però di averla fatta esaminare da una schiera di dottori dell’Università di Poitiers.
I medici la costrinsero a sottoporsi innanzitutto ad un’accurata visita ginecologica al termine della quale fu ufficialmente riconosciuto il suo stato verginale con la conseguente attribuzione del soprannome col quale sarebbe passata alla storia: “la Pulzella d’Orléans”.
Per sondarne l’ortodossia religiosa la bombardarono poi, sebbene fosse analfabeta, con una serie di domande difficili.
Giovanna seppe rispondere brillantemente grazie all’ardore degli anni e ai suggerimenti preziosi delle sue “voci“.
Per evitare spargimenti di sangue la “Pulzella” inviò alcune lettere agli Inglesi ingiungendo loro di andare via ma in risposta riceve pernacchie e insulti osceni.
A Giovanna dunque non restò che dare il via ai furiosi combattimenti nel corso dei quali le torri d’assalto inglesi caddero una ad una grazie anche al coraggio proprio di quella ragazzina.
Il suo impeto sovrastava ogni cosa e si batteva come una leonessa, sempre in prima linea nonostante le ferite riportate.
Nell’arco di nemmeno una settimana, l’8 maggio del 1429 Orléans è finalmente libera.
Per Giovanna è il trionfo.
In seguito riesce ad ottenere altre vittorie che permettono finalmente a Carlo VII di farsi incoronare come legittimo Re di Francia nella Cattedrale di Reims il 17 luglio di quello stesso anno.
Quel giorno all’incoronazione era presente anche la sua “protettrice“.
Purtroppo però presto iniziò la sua personale salita al Calvario.
Re Carlo, una volta ottenuto ciò che voleva, non ebbe più bisogno di lei ed anzi si vergognò di vedersi posto sotto tutela da parte di quella ragazzina.
Giovanna viene inviata in missioni sempre più spericolate fino al giorno in cui finisce in una trappola, tesale sotto le mura della città di Compiègne, quando fu fatta prigioniera dai suoi nemici Borgognoni che in seguito la rivendettero agli Inglesi.
Al termine di un processo farsa, durante il quale tenne dignitosamente testa ai giudici che l’interrogavano, viene condannata al rogo come eretica.
Il 30 maggio del 1431 Giovanna salì sul rogo che in poco tempo ne avrebbe consumato l’esile corpo, mentre ripeteva all’infinito i nomi ricamati sul suo antico vessillo: “Jesus et Maria”.
– Qual è stata la vera ragione della sua condanna?
Giovanna d’Arco, dopo che avevano provato a condannarla con svariati capi di accusa tutti decaduti, verrà condannata per l’andare in giro vestita da uomo.
Il tempo però le ha dato giustizia.
Nel 1909 è proclamata beata e, in seguito, nel 1920 santa da Papa Benedetto XV divenendo la Santa Patrona di Francia.
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