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Il viaggio in Portogallo solitamente inizia da due località: o arrivi in aereo a Lisbona oppure a Porto. Raramente qualcuno viaggia su Faro, in Algarve, per poi farsi tutta la risalita, anche perché il tempo alle volte è poco e bisogna approfittarne al massimo.
Fatto sta, che a prescindere dall’aeroporto di arrivo, sia che si vada verso nord, sia che si vada verso sud, poi inevitabilmente si arriva a passare per la zona centrale del Portogallo.
Una zona forse un po’ sottovalutata. Si tende a scegliere una o due località, a visitarle in una giornata al massimo per poi tirare diritto verso una grande meta al di fuori di questa zona.
Secondo noi, invece, si dovrebbero dedicare un paio di giornate a questa regione del Paese.
All’interno vi troviamo una serie di cittadine, sarebbe il caso di dire paesini visto quanto sono piccoli alle volte, che però hanno un fascino unico. Sono in grado di portarti in un mondo spirituale, vedi Fátima per esempio, oppure ti fanno entrare in contatto con la natura, come Nazaré con le sue onde oppure ti portano indietro nel tempo, con la loro storia medievale tipo Tomar.
E poi c’è questo borgo, davvero piccolo, stiamo parlando di 11mila abitanti nulla più.
Protetto dalle sue antiche mura all’interno delle quali spicca una delle Sette meraviglie del Portogallo.
Stiamo parlando di Óbidos e del suo castello.
Situata 88km a nord di Lisbona e 138km a sud-est di Coimbra, Óbidos prende il nome dal termine latino oppidum, che significa città fortificata.
Venne sottratta agli arabi nel 1148 ed assegnata in dote a moltissime regine portoghesi.
Pare, infatti, che la Regina Santa Isabella, moglie del re D. Dinis, la visitò per la prima volta e se ne innamorò subito, cosa che di fattò portò il re, suo marito, a regalargliela.
Da allora fu consuetudine dei re dare in dote alla propria moglie questo splendido borgo.
Una tradizione che si è tramandata fino al 1834.
Ogni regina ha lasciato una forte impronta sulla città, ma va detto che, purtroppo, delle regine di Portogallo, oggi si conosce sempre meno.
In futuro sarebbe bello che proprio in questa località, la città delle regine, sorgesse un Museo della regina. Al momento, però, questo resta solamente un sogno.
La realtà ci parla di un bellissimo castello che attira circa 300mila visitatori l’anno
Va specificato che il castello oggi è una Pousada, quindi l’unica maniera per visitarlo realmente dentro è quello di passarci una notte come ospiti.
Si può comunque ammirare perfettamente da fuori, così come passeggiare sulla muraglia che lo circonda.
Al castello viene attribuita un’origine romana. In principio si trattava di una sola torre, poi ampliata e fortificata dai vari re che si sono succeduti nel tempo, fino ad assumere le sembianze di oggi.
All’inizio del secolo XX, il castello era in totale rovina in seguito ai danni provocati dal terremoto di Lisbona del 1755.
Nel 1948 iniziano i lavori di recupero dell’edificio per trasformarlo nella pousada che è oggi. Lavori terminati tre anni dopo, nel 1951.
L’accesso al borgo di Óbidos avviene tramite una porta con su inciso: “A Virgem Nossa Senhora foi concebida sem pecado original”, a ricordare la purezza della Madonna.
Subito dopo, entrando, troviamo la cappella in memoria di Nostra Signora della Pietà, santa patrona di Óbidos, con una ricca decorazione fatta con azulejos che rievocano scene della passione di Cristo.
La decorazione risale al 1750, durate il regno di D. João V.
Una volta entrati nel borgo, ci si trova davanti la strada principale: la Rua Direita.
Caratterizzata da case bianche con bordi gialli, verdi e blu. I fiori ai balconi conferiscono un aspetto molto caratteristico, ormai divenuto stereotipo locale.
Da notare che sulle pareti di queste case ci sono una serie di scritte, realizzate proprio con la vernice delle case.
Sembra una cosa simpatica lasciare l’impronta della propria mano o una dedica ma non è così. Il municipio di Óbidos ha messo ben chiaro, all’entrata, che si tratta di un atto vandalico.
Quindi attenzione a imitarne le gesta, si rischia la multa!
Alla fine della via principale, scendendo in una piazzetta sulla mano destra, troviamo la chiesa di Santa Maria.
Venne costruita sui resti di una moschea che a sua volta era stata edificata sui resti di un precedente tempio visigoto.
Risalente al secolo XII, si presenta oggi con la sua veste rinascimentale.
L’edificio presenta tre navate con tetto in legno decorato con pitture del secolo XVII.
All’interno troviamo una tomba classificata come monumento nazionale, capolavoro del rinascimento portoghese. Si tratta del monumento funebre in memoria di João de Noronha e Isabel de Sousa.
Interesse lo merita anche la pala d’altare, risalente al 1622, raffigurante scene della vita di Nostra Signora.
La visita a Óbidos non può terminare senza aver assaggiato la ginja.
Liquore ormai entrato a far parte dello stereotipo del viaggio in Portogallo.
Realizzato con le amarene, spesso confuse con le ciliegie, si produce utilizzando solamente quattro ingredienti: l’amerena, per l’appunto, l’acqua, lo zucchero e l’alcol.
Nessun colorante o conservante artificiale.
Il liquore ha un sapore forte ed è intenso anche il suo profumo. Ha un colore rosso scuro ed esistono due versioni: il liquore semplice e il liquore che contiene nella bottiglia anche le amarene.
L’origine di questo liquore si deve a una ricetta di un frate, nel secolo XVII, che ebbe l’idea di produrre un liquore fruttato dopo aver visto la grande quantità di colture di amarena in questa regione del Portogallo.
La sua ricetta venne condivisa con le famiglie di Óbidos che ne iniziarono una produzione sempre più intensa al punto tale da arrivare, oggi, ad essere prodotto un po’ ovunque anche nelle altre regioni.
Per i più golosi, è possibile bere la ginja anche in piccoli bicchierini di cioccolato che poi potete mangiare come souvenir finale.
Sempre restando in tema cioccolato, Óbidos ha anche tre grandi eventi annuali:
– Il Festival internazionale del cioccolato, che si realizza a marzo;
– La Fiera medievale, che si realizza a luglio;
– Il Mercato di Natale, che si realizza ovviamente nel mese di dicembre.
Durante questi eventi, che prevedono un biglietto di entrata, il borgo si trasforma totalmente e sembra davvero di viaggiare indietro nel tempo, quando all’interno delle mura c’era un’esplosione di colori, sapori e tradizioni.
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